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Jasmine Pojana, 25 anni, la camionista che si sente una regina: «Al volante assaporo la mia libertà»

Da piccola sedeva sul sedile del passeggero accanto al padre camionista, amava guardare il mondo dal quel trono con le ruote, altissimo rispetto a tutte le altre macchine. Vent’anni dopo Jasmine Pojana è diventa la regina del quel trono.

È una camionista. «Essere passeggera è un conto, ma guidare il camion è tutt’altra storia», dice con l’entusiasmo di una bambina che stringe tra le mani il suo giocattolo.

Come è nata l’idea di fare questo lavoro?

«Io praticamente sono nata in camion, perché mio papà ha sempre fatto questo mestiere. Prima era dipendente, poi si è messo in proprio.

Sono sempre andata con lui, dall’età di 3 anni. Con il tempo la passione per questi camion grandi è cresciuta, finché mi sono fatta la patente. Volevo lavorare in questo settore, o almeno provare. Ed eccomi qua».

Come funziona il suo lavoro?

«La nostra sede è a Fontaniva, dove abito. Io parto la mattina, vado a Padova e Venezia, carico il cassone con il transpallet e prendo verso Milano. In genere scarico a Pavia o Cremona. Faccio le consegne e torno. Il mio è un lavoro giornaliero, la notte non resto fuori. In genere entro le 21 sono a casa, ma non è scontato».

Cosa le piace del suo lavoro?

«Salire in cabina di guida, accendermi la radio e partire: mi porta in un altro mondo. Mi sento libera. È questo che mi piace.

Ci sono tante insidie e anche momenti non facili: il meteo, le rotture, gli incidenti. Ma a me piace e mi dà soddisfazione.

Poi non è così scontato vedere arrivare un ragazza giovane alla guida di un camion. Tutti mi fanno complimenti e a me fa piacere. Mi sento una regina».

Ha mai avuto la sensazione di essere discriminata in questo ambiente così maschile?

«Non ho mai trovato un muro davanti a me. Se ho avuto bisogno di un consiglio, ho sempre trovato persone disposte ad aiutarmi».

Qualche fischio molesto?

«Nel mazzo qualcosa sì, qualcuno magari si avvicina e fa di tutto per attaccare bottone. Ma io metto subito in chiaro le cose, non mi piace quando le persone fraintendono e non ho problemi a tenerli al loro posto».

Jasmine è molto orgogliosa del suo Scania 164  rosso con fasce grigie, rimorchio nero. Lo ha riempito di luci 

Le è mai capitato di dover cambiare una gomma?

«Finora mai. Una volta, durante un viaggio di ritorno, ho preso il bordo di un marciapiede. Il camion era carico e quindi c’era tanto peso. La gomma si è tagliata ma sono riuscita a tornare a casa. Mio padre mi ha insegnato come si fa ma è un po’ difficile, se posso evito».

Com’è la cabina del suo camion?

«Non è la solita cabina, è tutta rivestita in pelle bianca a rombi. Ho la tabella luminosa con il mio soprannome: Pink Lady.

Poi ho messo anche la tabella del mio compagno, “Andrea”, fa il camionista anche lui. Poi ho due pupazzetti e un pupazzone grande sul lato passeggero, è un asinello».

Che camion guida?

«Uno Scania 164 con 580 cavalli, motore V8. È rosso con fasce grigie, rimorchio nero. È pieno di luci».

Cosa fa mentre guida?

«Sono spesso al telefono o con papà, o con il mio compagno, o con le amiche che vedo poco. Tutto in sicurezza, ovviamente: con auricolare o bluetooth.

Così riesco a mantenere i contatti. Altrimenti ascolto la musica su Spotify, quando ho bisogno di carica metto i Linkin Park».

Quanto guadagna?

«Più o meno 2.500 euro al mese. Dipende dall’azienda per cui lavori, da quante notti fuori fai. Io le notti non le faccio per scelta, perché mio papà mi ha sempre detto che per una donna stare fuori la notte in Italia è antipatico. All’estero ci sono gli autogrill forniti con tutto il necessario, ma qui è diverso».

A pranzo si ferma?

«No, in genere il cibo me lo preparo io. Mangio sano e risparmio. Mi porto la borsa termica con tutto l’occorrente. Mi fermo solo per il caffè o per andare in bagno».

Mai avuto paura?

«Una volta con la neve. Veniva giù fissa. Sono riuscita a girarmi al casello di Vicenza, sono rientrata in autostrada e tornata a casa. Sentivo il camion che andava qua e là».

Sempre più spesso si leggono avvisi con aziende che offrono lavoro: autotrasportatore a 3 mila euro al mese ma nessuno si presenta. È vero o sono falsità?

«Ci sono molti camionisti in meno rispetto a una volta, e questo è un fatto. Poi fare la patente è un investimento, costa 5 mila euro. Quindi non proprio poco.

Quanto agli annunci di lavoro, scrivono così per invogliare a chiamarli, poi però in quei 3 mila euro magari ci sono già tredicesima, quattordicesima e tfr.

Magari non puoi portarti il camion a casa, quindi devi andare in sede e fare strada ogni giorno. Loro dicono: sei a casa tutte le sere. Ma bisogna vedere dove abiti».

Qual è il suo sogno, se ne ha uno?

«Andare in Australia in camion: guidare quei bestioni lunghi, con due o tre rimorchi. Mi piacerebbe tantissimo farlo. Vorrei provare questa emozione una volta nella vita».