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In Italia c’è un posto dove la benzina costa ancora 1.366 euro al litro

SONDRIO. Più di un euro di differenza tra un benzinaio e l’altro posti a pochi chilometri di distanza. Perché? Perché uno dei due si trova a Livigno comune in provincia di Sondrio, quindi Italia, che, però, gode dello status di zone extradoganale. E così lì il prezzo (in modalità self) della benzina è di 1.366 euro al litro e quello del diesel di 1.25 euro al litro (abbiamo visto che nel resto d’Italia ormai è stabilmente sopra i 2.3 euro al litro). Livigno, rinomata località turistica e sciistica è zona franca grazie alle speciali deroghe che la comunità locale riuscì a ottenere nel 1538 dalla contea di Bormio, successivamente confermate da normative e convenzioni succedutesi nel corso dei secoli, e che il piccolo Comune ha sempre difeso, fino ad essere ribadito da una legge del 1910.

”Già nel ‘600 i Grigioni, padroni della Valtellina, stabiliscono la piena autonomia di Livigno – si legge sul sito di Livigno.eu – in materia economica e giuridica. Inoltre, data la particolare situazione geografica, Livigno fu dotata di benefici extradoganali sin dal 1805 da parte di Napoleone. Benefici riconosciuti nell’anno 1818 dall’ Austria-Ungheria, ribaditi dall’Italia nel 1910 e confermati dalla C.E.E. nel 1960”.

Nel territorio comunale, quindi, non si pagano né l’Iva né le accise, le imposte indirette che gravano sul carburante e su altri beni (ad esempio tabacco e alcolici) e che fanno lievitare, anche quando non ci sono crisi energetiche in corso, il costo della benzina. E quindi il prezzo del carburante a Livigno mostra, grosso modo, quale sarebbe il costo che gli italiani potrebbero pagare se non ci fossero le accise

Di seguito ecco l’elenco completo di quelle poste sui carburanti in Italia, con l’anno e il motivo di introduzione. Come vedete non c’è quella sempre sbandierata sulla Guerra in Etiopia (in realtà una fake news rilanciata con forza da Matteo Salvini qualche anno fa quando in preda all’impeto populista annunciava che con lui al governo le avrebbe cancellate tutte, compresa quella molto pop dal punto di vista mediatico della Guerra di Mussolini in Africa).

1) finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro; 

2) ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro; 

3) ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro; 

4) ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro; 

5) ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro; 

6) ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro; 

7) finanziamento missione ONU in Libano (1982 – 1983) – 0,106 euro; 

8) finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro; 

9) rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 0,020 euro;

10) acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro; 

11) ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro; 

12) finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071; 

13) finanziamento crisi migratoria libica (2011) – 0,040 euro; 

14) ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro; 

15) finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro; 

16) finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro; 

17) finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro; 

18) finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024

Più volte il leader della Lega aveva mostrato proprio i prezzi di Livigno per sostenere la sua battaglia contro le accise, rimasta però sempre lettera morta nonostante i periodi trascorsi al governo, prima nel “Conte 1” e adesso con Mario Draghi. Sul tema del caro carburante è intervenuto il Codacons, chiedendo l’azzeramento dell’Iva. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha chiesto che l’Iva venga sospesa fino al termine dell’emergenza energetica e che vengano inoltre ridotte le accise: “Solo così sarà possibile riportare i listini dei carburanti a livelli accettabili, calmierare i prezzi al dettaglio e permettere a migliaia di imprese di continuare la propria attività”.